In quel periodo la biblioteca non era mai molto piena, ma quel giorno era persino vuota! C'eravamo solo io ed un ragazzo che, a quanto avevo visto, si era infilato nel corridoio riservato alle scienze botaniche e aveva preso un libro. Non mi soffermai tanto su di lui, la mia mente aveva il grande pregio di isolarsi completamente e di concentrarsi solo sulla lettura che in quel momento stavo facendo.
Ma quella volta no: con la coda dell'occhio notai che il ragazzo faceva movimenti strani, scriveva. Per paura che stesse pasticciando uno dei libri, alzai lo sguardo su di lui, pronto a strappargli il tesoro dalle mani, senza nessuna parola. Ma vidi che invece teneva, fra l'indice e il medio, un bigliettino, e me lo rivolgeva. Incredulo, aguzzai la vista e vidi cosa c'era scritto.
Ciao.Quell'evento mi paralizzò per alcuni istanti: non mi era mai successa una cosa del genere, non era mai successo che qualcuno interagisse così con me in biblioteca, non a quel modo, non con quella confidenza. Era un cambiamento, un'anomalia. E a me, le anomalie, non piacevano proprio per niente.
Presi a sbattere nervosamente la matita, facendo vagare il mio sguardo sulla scrivania, in cerca di non sapevo neppure io cosa. Come mi dovevo comportare? Fu strano, ma mi vennero in mente le parole della mamma:
sii sempre cortese.
Presi un foglio di carta e scrissi lentamente, tracciando incerto ogni tratto. Poi lo sollevai e glielo mostrai.
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Ciao.-